“Ho giocatori versatili e di talento, sono contento di esordire in Europa. La Cittadella? E’ fantastica!”
Concluso un eccitante precampionato, nonostante la dura sconfitta patita a Brescia per mano dei locali in Supercoppa, in cui il Derthona ha testato anche l’aria europea con la trasferta spagnola di Vitoria, è tempo di rigettarsi nel campionato con la prima gara in programma sul blasonato parquet della Reyer Venezia, una delle squadre più accreditate della stagione. Alla vigilia della gara che apre la terza stagione del Derthona in Serie A, abbiamo incontrato coach Ramondino nel suo nuovo ufficio della Cittadella dello Sport di Rivalta per fare il punto.
Ciao coach. Vorrei partire subito con due curiosità: giocare a Vitoria su un campo così blasonato, seppur in amichevole, può essere considerata una tappa importante nella crescita della società e anche nella tua come coach? “Assolutamente sì, al di là della partita in sè per tutti noi è stato importante. Dobbiamo iniziare ad uscire dalla nostra comfort zone, mentalizzarci sul viaggiare, giocare, riviaggiare e allenarsi. Era l’occasione per testare e prendere contatto con le necessità del doppio impegno. Dal lato emotivo poi è stato molto bello, per me e credo anche per il club”. Le sensazioni che ti ha dato la vittoria del premio Coach of the year. “Come tutti i premi individuali in uno sport di squadra lascia un po’ il tempo che trova. Fa comunque piacere anche se è strano ricevere un premio per la stagione precedente all’inizio della nuova. Prima ci si leva dalla testa queste cose e meglio è”. Come giudichi precampionato e Supercoppa? “In generale un precampionato con grande applicazione della squadra, avere tanti nuovi anche in ruoli importanti ci ha portato a ricominciare da zero rimettendo in discussione un po’ tutto. Ci vuole il tempo che ci vuole. La Supercoppa è stata una partita non buona, dovevamo essere più pronti perchè non ci possiamo permettere una gara così. Di contro pochi giorni prima abbiamo fatto ottime prove con Venezia e Baskonia”. L’assenza di Severini e Strautins ha inciso sul lavoro? “Non ha inciso sul lavoro ma sono due giocatori che non hanno fatto lo stesso percorso degli altri. Non saranno innesti marginali perché sono giocatori importanti che allungano la squadra. Il Derthona nella sua crescita deve imparare sempre di più a gestire queste situazioni, magari in futuro ci saranno ancora più giocatori in nazionale”. Mettere insieme tanti giocatori nuovi è un lavoro complesso. Su che aspetti hai lavorato maggiormente? “Innanzitutto senza forzare le gerarchie troppo presto, trovare equilibri immediati è utile nel breve periodo ma ti preclude le potenzialità della squadra. Come allenatore in questo periodo sto imparando che squadra ho in mano, propongo certe cose, che ritengo giuste sulla carta, e vedo come la squadra le mette in pratica. E’ una questione di conoscenza reciproca che cresce e migliora”. Quante e quali qualità ci sono in questo nuovo gruppo di ragazzi? “Tantissime. Credo che un aspetto importante sia la versatilità di questa squadra che ha giocatori di talento che possono giocare più ruoli e sanno fare più cose, abbiamo pochi specialisti. Questo nel lungo periodo può dare la possibilità di provare tante cose, avere tante opzioni come un quintetto molto “grande” con Weems guardia, Daum da 3 e Zerini e Thomas insieme. Bisogna poi scegliere i momenti giusti”. Come hai modificato (se lo hai fatto) il tuo lavoro per le nuove esigenze? “La mia idea è quella di fare sempre un gioco veloce in cui tutti sono coinvolti e molto dinamico ma quest’anno devo anche adeguarmi ai giocatori a disposizione e per questo penso che useremo molto di più il gioco spalle a canestro, non tanto con il pivot ma con gli esterni e anche con Dowe”. Il doppio impegno porta sempre con sé il rischio di alti e bassi. Come si può limare questo problema? “Innanzitutto come dici tu esserne consapevoli. Nell’uscire dalla comfort zone di cui parlavo prima ci saranno anche cose negative e gli alti e bassi faranno parte del percorso di crescita. Sappiamo quali sono i tempi necessari per conoscerci e crescere e dobbiamo quindi trovare il modo per essere performanti senza essere intolleranti su cose che richiedono tempo”. Anche tu come la squadra sei all’esordio in Europa. Come vivi questa sfida? “Sono proprio contento. Nel mio lavoro bisogna sempre mettersi in discussione riflettendo su quello che si fa e su come si approcciano le cose. Ben venga confrontarsi con tempistiche e realtà diverse perchè il modo di dire «abbiamo fatto sempre così» spesso non ti fa crescere, bisogna anche avere il coraggio di sbatterci il muso e fare delle brutte figure, se fai sempre solo quello che ti viene bene non cresci”. Cittadella dello Sport. Una realtà speciale in cui lavorare? “La risposta è semplice. Se entri qui e non sei motivato è meglio che cambi mestiere!”. Come ti trovi e come la nuova struttura migliora il lavoro tuo e della squadra? “Qui è fantastico, abbiamo tutto, uffici, sale video, pesi, sale riunioni, ci riteniamo fortunati, ci permette di avere una routine che aiuta tanto a strutturare la giornata”. Si parte subito con una sfida di grande prestigio, cosa puoi dirmi di questa nuova Reyer? “Come tante, Milano e Bologna comprese, è molto rinnovata, ha talento e potenziale fisico atletico importante. Gioca in modo molto intelligente per aprire il campo e avere lunghi sul perimetro, giocano molto bene il pick and roll, sono una squadra importante”. Una battuta per i tifosi alla vigilia del via di una stagione storica per il basket tortonese? “Questo è un club che va fortissimo, cresce in maniera esponenziale fuori dal campo e nelle ambizioni in campo e grazie alla visione del dottor Gavio guarda sempre avanti. Allo stesso tempo il bello è anche godersi i singoli momenti che ci saranno in una stagione storica aiutando la squadra in un percorso che sarà fatto, come hai detto, di alti e bassi, per crescere non bisogna solo aggiungere ma cambiare anche abitudini e comportamenti”.
Venezia. La Reyer, che rimane la prima fra le outsider dopo le grandi Milano e Bologna, è guidata dal coach croato Neven Spahija, alla sua seconda esperienza in Serie A dopo Roseto, ed ha cambiato molto in estate con il quintetto tutto straniero che vede quattro nuovi elementi. Saltato l’arrivo di Bruno Caboclo, lungo brasiliano potenziale Mvp della stagione con cui la società lagunare è ora in causa, la scelta nel ruolo di lungo è ricaduta su Kyle Wiltjer, 31 enne canadese con un eccellente curriculum europeo tra Olympiacos, Malaga, Ankara e Tenerife. Gli altri nuovi arrivi sono il play guardia Barry Brown Jr. da Levallois, la guardia nativa di Charlotte Rayjon Tucker dal Melbourne, e l’ala Aamir Simms dal Paris che si aggiungono al confermato Jordan Parks. Per le rotazioni sono anche arrivati Davide Casarin, Alex O’Connell e Giga Janelizde. Si gioca domenica ore 16.30.
Davide Maruffo
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