400 interventi l’anno su anche e ginocchia; il grande apporto della tecnologia
Attività di altissimo livello in campo ortopedico e riabilitativo è quella presente all’ospedale SS Antonio e Margherita di Tortona. In un territorio che annovera un numero elevato di persone anziane, con percentuali superiori a quelle presenti in tutta la regione e tra le più alte d’Italia, le fratture di femore negli ultrasessantacinquenni sono tra le diagnosi più frequentemente riscontrate presso il reparto di ortopedia diretto dal dottor Giancarlo Bonzanini.
Uno degli indicatori di maggiore importanza nel trattamento della frattura del femore è l’intervento chirurgico entro le 48 ore dall’evento traumatico: il ministero della Salute ha stabilito nei Lea – Livelli Essenziali di Assistenza – che almeno il 70% di questi interventi venga effettuato nel rispetto di queste tempistiche. Presso il reparto tortonese la percentuale di operati nelle 48 ore arriva a superare l’88%, grazie ad una buona organizzazione che coinvolge non solo l’ortopedia, ma anche il pronto soccorso, primo punto d’accesso del paziente, presso il quale avviene la prima valutazione da parte dell’anestesista, che spesso permette di trasferire il malato direttamente in sala operatoria, con un percorso lineare. Si evitano così multipli spostamenti del paziente traumatizzato, che quando giunge in reparto è già stato operato ed affronta con maggiore tranquillità la degenza post-intervento, normalmente di alcuni giorni, orientata a stabilizzare le condizioni cliniche per permettere di iniziare il percorso di riabilitazione presso la struttura di recupero e riabilitazione funzionale, diretta dalla dottoressa Manuela Grosso, a gestione mista pubblico-privata, interna. Questo fa sì che il paziente venga mobilizzato in tempi molto brevi, avvantaggiandosi per la rapidità di approccio pre e post intervento chirurgico grazie ad un percorso completo, e che lasci l’ospedale con un discreto stato di autosufficienza, rimanendo allettato il meno possibile. Analogamente, per la chirurgia maggiore in elezione (per esempio per le protesi d’anca e di ginocchio) il percorso inizia con la preparazione a livello ambulatoriale, cui segue l’intervento e la degenza di 4-5 giorni, per poi passare direttamente alla riabilitazione in un contesto protetto, che prevede che l’ortopedico possa intervenire su eventuali complicanze. Dopo un periodo di circa 15 giorni di riabilitazione in ospedale, si passa al trattamento ambulatoriale che conduce al completo recupero. Nel caso di persone di età giovane il percorso riabilitativo si svolge da subito a livello ambulatoriale. I numeri di attività di protesi di anca e ginocchio si attestano intorno ai 400 interventi all’anno, dei quali un 70% affronta la riabilitazione in regime di ricovero, un 10% con riabilitazione ambulatoriale ed un restante 20% con riabilitazione in strutture esterne. L’alto livello qualitativo dell’attività descritta viene raggiunto anche grazie alla tecnologia, impiegata negli interventi con chirurgia robotica e realtà aumentata e nelle apparecchiature computerizzate tecnologicamente avanzate che si utilizzano in fase riabilitativa, come ad esempio un esoscheletro controllato elettronicamente che consente di riprodurre uno schema motorio assimilabile alla normale deambulazione, o uno strumento che consente la verticalizzazione controllata con movimento degli arti inferiori in fase molto precoce, o un sistema robotizzato di rieducazione alla marcia.