Fognature: il sindaco Tagliani risponde a Giovanni Ferrari
Leggo sull’ultimo numero in edicola che il consigliere Ferrari valuta il sistema fognario castelnovese ricordandoci che c’è uno studio che evidenzia delle criticità e che la colpa è di Tagliani. Grazie, lo conosciamo ed è stato usato. Partiamo dal presupposto che qualsiasi persona di buon senso dovrebbe comprendere che il clima è variato. Mi riferisco ai violenti temporali che scaricano notevoli quantità di acqua in pochi minuti. Dagli anni ’60 agli anni ’90 questi eventi erano molto rari, al massimo se ne registrava uno ogni 20 anni. Ora ne abbiamo da 8 a 10 l’anno in varie parti d’Italia. Ciò è riportato da qualsiasi rivista scientifica facilmente reperibile. Per contro è singolare che qualsiasi azione che si possa intraprendere per limitare i danni del clima, a livello locale, tipo la riduzione del consumo del suolo, la limitazione della cementificazione, l’impermeabilizzazione, abbia sempre visto il voto di Ferrari contrario in consiglio comunale. Quindi, da una parte non raggiunge l’orgasmo di vedere una bella alluvione per dare la colpa a qualcuno, dall’altra vota contro a qualsiasi iniziativa volta a preservare la permeabilità del suolo. Non male sul piano della coerenza ma è facile pensare che è molto più facile la grancassa alluvionale rispetto a temi per i quali l’intuizione richiede un ragionamento. Tipo, considerare l’altimetria del nostro paese. Strano che nello studio che cita, quello del 1995, non abbia visto le quote che per un ingegnere dovrebbero essere pane quotidiano. Allora, come a scuola, è sempre bene fare qualche esempio. La piazza è la zona di Castelnuovo più alta. Se Ferrari prendesse la bicicletta e si dirigesse in via Garibaldi passando di fronte a Palazzo Centurione potrebbe farlo senza pedalare. Non è una sorpresa: arriva da una discesa. Ci sarà poi un tratto della via in piano e ricomincerà a pedalare poco prima di via Soldini dirigendosi verso via De Gasperi. Il piano viabile tra la sede del comune e via Pierangelo Soldini è uno dei punti più bassi dove, in caso di sofferenza della fognatura, inizia il rigurgito. Allo stesso livello di via Torino all’incrocio con via Matteotti. Così pure percorrendo la circonvallazione se al semaforo girasse in via Milano e poi in via Costa si accorgerebbe che anche in questo caso non c’è bisogno di pedalare. O, ancora, da viale IV Novembre, scendendo in via Kennedy avrebbe addirittura bisogno di frenare per fermarsi allo stop senza girare i pedali. O quando da via Solferino si scende in via Mazzini alla confluenza con via Marguati. Capisco che per lui potrebbe essere una sorpresa ma anche in questi casi siamo in discesa, dai due ai quattro metri di dislivello. Allora, se vogliamo ragionare, comprenderemmo che non è l’inerzia dell’amministrazione ma la zona più in depressione a creare l’eventuale ristagno e il forte disagio per i cittadini quando la quantità di acqua e il tempo di caduta mandano in default la fognatura. La soluzione? Potrebbe essere quella di alzare le case e portarle a livello della circonvallazione o della piazza. In questo modo l’intero sistema fognario non avrebbe zone depresse. Oppure fare passare la fognatura sopra le finestre del pianterreno. Facile? Percorribile? Non credo. Sgomberato il campo, speriamo per l’ultima volta, in considerazione delle cosiddette bombe d’acqua e delle zone più basse del paese che sono utilmente richiamate con le altimetrie, considerando le quote obbligate delle fognature, veniamo allo studio degli ingegneri Teruggi e Zanardi che venne commissionato dall’amministrazione comunale per avere un report generale su tutto il sistema sotterraneo di convogliamento delle acque. E alla invocata “inerzia” dell’amministrazione comunale. Facciamo quindi riferimento, per esigenze di brevità, al capitolo della “priorità degli interventi” per i quali sono citati diversi fattori: insufficienza condotte esistenti, grado di ostruzione per deposito di materiale solido, stato manutentivo così come scritto nel 1995. Nel primo elenco, quello ritenuto più urgente per “sezioni di deflusso insufficienti e notevoli ostruzioni” sono comprese le seguenti vie: Papa Giovanni, Kennedy, Port Sainte Marie, Milano, Costa, Grassi, San Damiano, San Desiderio, Bertetti, Marconi, Zerba, King. Nel secondo elenco ritenute “insufficienti ma in condizioni di funzionamento tali da garantire il passaggio anche se non ottimale di portate d’acqua significative” rientrano via Perosi, Marconi, Donizzetti, Luraghi, Einaudi Bellini, Roma, Gramsci, Tortona. Nel terzo ed ultimo “che garantiscono condizioni di deflusso nel corso di eventi pluviometrici” via don Orione, via Einaudi (una parte), via Gramsci, via Caduti per la Patria, zona artigianale. Leggendo questi elenchi si noterà che in quasi tutte le vie non si pongono problemi particolari anche a seguito di violenti temporali. Problemi che, invece, si riscontrano nelle zone depresse già citate. A fronte dello studio l’amministrazione guidata da Gianfranco Isetta non stette a guardare. Il 3 febbraio 1996 stanziò 427 milioni delle vecchie lire per il rifacimento di via Garibaldi, Cavour, Torino, Marguati, Matteotti. Il 29 novembre 1997, 499 milioni per via Zerba, King (e afferenti), Milano, Dante. Il 29 novembre 1999, 650 milioni per Zerba (completamento), Tortona, Don Orione, Gattinara, Carlo Alberto, Bersani, Perosi. Dopodiché l’intera rete fognaria passò in gestione all’Ato come previsto dalla legge e allo stesso Ato in due diverse occasioni, le amministrazioni successive, sollecitarono elenchi di lavori documentati. Va da sé che nel frattempo, come mai successo prima, con grande attenzione e periodicità si provvede alla pulizia delle condotte. Recentemente, nel mese di agosto, sono state interamente pulite quelle che insistono nelle zone più a rischio: Garibaldi, Matteotti, Milano, Costa. Con cadenza annuale il gestore interviene per la pulizia di tutte le caditoie. Si può sicuramente fare sempre meglio. Ma offrire una visione parziale, francamente, non dovrebbe essere un esercizio per un pubblico amministratore. I fatti devono essere sempre separati dalle opinioni. Lo si deve ai cittadini nella loro globalità. Anche a quelli che ci credono.
Gianni Tagliani
La “nostra” protezione civile in Alessandria
“Io non rischio” è una campagna di comunicazione pubblica sulle buone pratiche di protezione civile che lancia un modello di coesione tra scienza, volontariato e istituzioni, rivolgendosi a tutti i cittadini, con messaggi chiari e riconoscibili, per trasformare la consapevolezza in azione, 365 giorni l’anno.
All’allestimento dell’iniziativa provinciale, che si è tenuta domenica ad Alessandria, hanno partecipato i volontari della Protezione Civile di 12 gruppi comunali della nostra provincia e tra questi anche il gruppo di Protezione Civile del comune di Castelnuovo. “Credo sia doveroso – così Giovanni Ferrari, referente di questo progetto – esprimere un sentito ringraziamento ad Angelo Secondo, Luigi Gatti e Antonio Gatti per il grande impegno dedicato alla riuscita dell’iniziativa e al presidente dell’Unione Bassa Valle Scrivia, Gianni Tagliani, che ha patrocinato la manifestazione con la stampa dei contenuti”. La piazza informativa “Io non rischio” verrà replicata in paese in occasione della Fiera “Dar Carsent” che si terrà il 1° novembre.
Helenio Pasquali
La Casa della Salute: tante promesse tutte rimaste tali
C’è anche un’interrogazione del consigliere regionale Ravetti sulla proposta di chiusura due giorni la settimana della Casa della Salute di Castelnuovo. Indirizzata al presidente Cirio e all’assessore competente si chiede di “conoscere quali sono le linee di intervento della Regione Piemonte per garantire l’erogazione dei servizi specialistici, ambulatoriali e socio-sanitari tutti della Casa della Salute di Castelnuovo Scrivia, per la completa presa in carico prioritariamente di pazienti per lo più anziani e con patologie croniche”. Dal primo novembre, secondo alcune indiscrezioni l’ex distretto di piazza Vittorio Veneto verrà chiuso due giorni, il mercoledì e il giovedì. Aggiungendo, quindi, un giorno sul mercoledì quando era già assente il personale amministrativo. Un brutto segnale per la medicina territoriale che invece di essere rafforzata nel tentativo di decongestionare i pronto soccorso viene smantellata. “Ci sono ragioni legate alla carenza dei medici specialisti – dice l’Asl. Che nonostante la pubblicazione dei bandi in cui si offrono ore e retribuzione vanno regolarmente deserti”. In effetti l’ultimo ambulatorio ad essere chiuso per il trasferimento a Tortona è quello dell’oculista che dava un servizio importante per la comunità. Andato in pensione non è stato più sostituito. Così pure il chirurgo che ha preferito fare l’intera settimana a Tortona. Il sindaco Tagliani ha scritto all’Asl e al neo assessore regionale, il casalese Federico Riboldi, ricordando intanto che “si è ancora in attesa, dal 2016, della chiusura lavori e segnalando le chiusure nei giorni programmati”. Il progetto originario era contenuto nelle “Linee di indirizzo per l’avvio e lo sviluppo del modello sperimentale interventi per il riordino della rete territoriale, in attuazione del Patto per la Salute 2014-2016” che la Regione Piemonte aveva individuato sul territorio e nel dicembre del 2017 veniva presentato ai cittadini il progetto in fase di ultimazione della nuova Casa della Salute. L’utenza per l’intera Bassa Valle Scrivia è sicuramente rilevante. Un bacino di almeno 15 mila persone provenienti dai comuni afferenti alla zona e in origine il progetto prevedeva l’apertura 5 giorni a settimana, con servizi di diagnostica (elettrocardiografo, punto prelievi, monitoraggio della terapia anticoagulante), attività di specialistica ambulatoriale (dermatologia, cardiologia, neurologia, otorinolaringoiatria, chirurgia generale, vulnologia), il consultorio familiare con servizio di ginecologia e ostetricia, medicina pubblica (vaccinazioni infanzia, certificazioni medico-legali), attività infermieristica ambulatoriale e per la gestione delle principali patologie croniche con presenza dell’infermiere di famiglia e di comunità, screening, servizi amministrativi, sportello unico socio-sanitario e punto di accesso ai servizi con il supporto dell’assistente sociale, servizio di continuità assistenziale (ex guardia medica). Ad oggi l’attività specialistica offerta riguarda solo cardiologia, dermatologia e otorinolaringoiatria oltre al Consultorio e al punto prelievi. “La riduzione delle attività originariamente previste inevitabilmente si ripercuote sulla qualità, l’efficacia e l’efficienza delle cure e dell’assistenza, per una presa in carico del paziente ed una garanzia di appropriatezza e tempestività delle cure” dice il sindaco Gianni Tagliani che lamenta anche il fermo dei lavori perché mancano circa 100 mila euro peraltro promessi lo scorso mese di dicembre e inseriti sui fondi FSC. Fu il direttore generale Vercellino e quello generale della Sanità piemontese Antonino Sottile a dichiarare che presto sarebbero stati sbloccati. Sono passati nove mesi e non si trova traccia. Nonostante i vari solleciti, l’ultimo di un mese fa e quello precedente risalente a un anno, ad oggi, dicono a palazzo Centurione, nessuna risposta. “Ho parlato personalmente con l’assessore Riboldi – conclude il sindaco – il quale mi ha assicurato che prenderà in carico la problematica. Spero che si possa risolvere perché la medicina territoriale, come ci ha insegnato il periodo del Covid, è fondamentale per assicurare presidi decentrati e al servizio dell’utenza. Abbiamo bisogno anche di inserire i medici di medicina generale e quindi di avere i locali completati e il personale al completo per poter erogare servizi fondamentali di assistenza medica”.
Corso di formazione all’uso del defibrillatore
Ogni anno, migliaia di persone perdono la vita per arresto cardiaco, spesso a causa della mancanza di interventi tempestivi. Diventando un soccorritore si potrà fare la differenza e aiutare chi si trova in difficoltà. Questo è l’obiettivo dell’iniziativa voluta dal consigliere comunale Salvatore Fiorentino in collaborazione con l’amministrazione comunale. Infatti sabato 12 ottobre, presso la Sala Pessini si è svolto il primo corso di formazione all’uso del defibrillatore.
L’iniziativa ha visto la partecipazione di oltre 20 volontari della Protezione Civile dell’Unione Bassa Valle Scrivia e dei componenti della Polizia Locale. Il secondo passo sarà poi l’acquisto di alcuni defibrillatori da posizionare in punti nevralgici del territorio. L’incontro, condotto dalla Misericordia di Tortona con alcuni esperti del settore, ha avuto l’obiettivo di fornire ai partecipanti le competenze necessarie per intervenire in caso di emergenze cardiache. Durante il corso sono state illustrate le procedure corrette per l’utilizzo del defibrillatore, con una particolare attenzione alle tecniche di rianimazione cardiopolmonare. “Essere in grado di utilizzare un defibrillatore può fare la differenza tra la vita e la morte – ha affermato il consigliere Fiorentino – e infatti il tempo di reazione è fondamentale, e formare più persone possibili è essenziale per creare una comunità più sicura”. I partecipanti hanno avuto l’opportunità di praticare le manovre su manichini e di familiarizzare con l’apparecchiatura. L’iniziativa rientra in un progetto più ampio del comune, volto a sensibilizzare la popolazione sull’importanza della prevenzione e della preparazione nelle varie emergenze, tra cui anche quelle sanitarie. Sono allo studio i prossimi corsi, e si prevede di estendere l’offerta a scuole e aziende locali.
Helenio Pasquali
In festa i coscritti del 1964
Domenica i coscritti della classe 1964 si sono ritrovati per festeggiare 60 anni! Prima tappa al cimitero per ricordare i coetanei già defunti, quindi partecipazione alla messa in parrocchia e poi trasferimento in Val di Nizza per il pranzo. Una bella giornata trascorsa gradevolmente pensando anche a un gesto di solidarietà: i coscritti hanno infatti raccolto 300 euro devoluti all’associazione “Franca Cassola Pasquali”.
A ricordo di don Bruno Bottallo
Domenica 13 ottobre il coro Bandello, con familiari e amici della parrocchia e della confraternita, si è recato a Canove di Govone per animare la messa nel ricordo dell’indimenticato don Bruno Bottallo a 20 anni dalla scomparsa. Le sorelle di don Bruno, Mariella e Marisa hanno offerto ai partecipanti un ottimo pranzo dimostrando una volta di più una straordinaria ospitalità e un’amicizia che si è andata consolidando nel corso degli anni.
Importante riconoscimento a Federico Maggi
Menzione speciale per la categoria “L’impresa che cresce”, che premia le aziende che si distinguono per la crescita in termini di lavoro e opportunità, a Federico Maggi, titolare dell’omonima azienda a carattere cerealicolo-ortofrutticolo a Castelnuovo Scrivia, che ha ricevuto il prestigioso riconoscimento durante la cerimonia di consegna degli “Oscar Green” interregionali svoltasi al Forte di Bard.
Classe 1995, una laurea in agraria e tanta determinazione, Federico non ha mai avuto dubbi su quello che voleva fare da grande: l’agricoltore. Una storia di continuità generazionale a Castelnuovo Scrivia, su un terreno fertile, vocato, dove Federico, seguendo le orme del padre Francesco, del nonno e del bisnonno, ha iniziato a pensare al suo futuro da imprenditore agricolo condividendo con il fratello Giacomo l’entusiasmo di nuovi progetti e percorsi. L’azienda oggi conta 45 ettari prevalentemente coltivati a orticole ma anche grano e mais, serre e produzioni in campo che vengono lavorate seguendo criteri ecosostenibili, risparmio idrico e tutela della biodiversità. Per la fertilità dei terreni sia per la varietà e la qualità delle produzioni, del resto, la zona di Castelnuovo Scrivia può essere definita uno dei punti di forza della provincia alessandrina. Un impegno totale in azienda quello di Federico, che ricopre anche la carica di vice delegato Giovani Impresa, affiancato dal fratello Giacomo, esempio di continuità generazionale, che ha saputo trovare la propria crescita professionale nella dimensione familiare, consolidandola, e nel legame con il territorio, ma sempre guardando al rinnovamento. “Questo premio rappresenta un risultato molto importante. La nostra azienda si basa su valori forti, legati alla salvaguardia dell’ambiente, al rispetto e alla tutela del territorio – ha affermato, emozionato, Federico Maggi – Scegliamo un metodo di produzione di tipo integrato privilegiando quelle metodologie e operazioni di carattere meccanico biologico. Abbiamo molto a cuore la biodiversità e la sostenibilità aziendale, per questo privilegiamo una diversificazione colturale molto ampia: ciò si traduce in una forza per la nostra azienda ma permette anche ad un territorio così vocato e ricco di aziende di tradizione orticola importante di mantenere un’elevata diversificazione. Un campo, se coltivato, darà sempre frutti e quindi sarà fonte di cibo. Un valore inestimabile”.