“Cos’è e come si diffonde il vaiolo delle scimmie”

Lo spiega il primario di malattie infettive Guido Chichino

Quando si parla di virus del vaiolo o delle sue varianti conviene sempre fare qualche riferimento storico per capire l’importanza del problema. Verosimilmente il vaiolo è una delle malattie infettive che ha condizionato di più l’evoluzione umana. Lesioni da vaiolo sono state ritrovate nelle mummie dei faraoni egizi e si stimano milioni di morti nella storia a causa di questa malattia. Chiaramente sono stime, perchè i riferimenti storici riguardano generalmente le classi dominanti e non il popolo. Così sappiamo che il vaiolo colpì i faraoni egizi, gli imperatori romani e recentemente condizionò la monarchia francese: va ricordato infatti che i vari Luigi di Francia non erano quasi mai padre e figlio perchè la catena di successione naturale veniva spesso interrotta proprio dal vaiolo.

Luigi XV era il pronipote di Luigi XIV perchè padre e nonno erano morti di vaiolo. Ora per noi il vaiolo sembrava un problema del passato perchè da circa un quarto di secolo la malattia è stata dichiarata scomparsa grazie alla vaccinazione di massa, interrotta nel 1980. Tanti se la ricordano perchè è quella vaccinazione che veniva fatta con tante punturine nel braccio che lasciavano un segno indelebile. Se è vero che il vaiolo è scomparso altrettanto vero è che alcune sue varianti minori sono rimaste in circolazione, essenzialmente nel mondo animale del continente africano. Noi ora parliamo di Vaiolo delle scimmie perchè una di queste varianti è stata isolata in una scimmia nel 1958 ma in realtà il virus è mantenuto in circolazione soprattutto da vari roditori. I primi casi di infezione nell’uomo sono stati segnalati dal 1970 in Africa e da allora la malattia è stata dichiarata endemica in diversi Paesi africani ma con una incidenza che non destava preoccupazioni. Le cose sono cambiate nel 2022 quando a livello mondiale si è verificata una epidemia di una particolare sottovariante (Clade II). L’iniziale diffusione ha seguito un po’ quella che è stata la storia dell’HIV, colpendo quasi esclusivamente la popolazione maschile omosessuale e verosimilmente legata a particolari pratiche sessuali fra persone con un elevato numero di partners. Dal 2022 al 2023 sono stati segnalati circa 100.000 casi in tutto il mondo, in Italia abbiamo avuto poco più di mille casi segnalati con circa 10 donne infette. L’epidemia del ‘22 è poi terminata per le precauzioni adottate dalla popolazione a rischio. Quella che si sta verificando ora è invece tutta un’altra storia. Il ceppo coinvolto è il Cade I, principalmente distribuito in Congo, dove sta colpendo soprattutto la popolazione infantile con numeri estremamente elevati: oltre 15.000 casi dall’inizio dell’anno con 500 decessi. La malattia si trasmette con il contatto stretto fra le persone ma anche attraverso il contatto di materiale infetto come lenzuola o asciugamani. Le manifestazioni cliniche sono simili a quelle della varicella. In Italia non vi sono ancora casi accertati ma statisticamente è molto probabile che la malattia comparirà anche da noi. Non vi sono terapie antivirali sicuramente efficaci e grandi speranze vengono riposte nei vaccini. In proposito occorre ricordare che le persone che hanno avuto nel passato la vaccinazione antivaiolosa risulterebbero in parte protette. D’altronde ad oggi non esiste un vaccino specifico per il Vaiolo delle scimmie ma si usa quello per il vaiolo di ultima generazione, consigliato solo per le persone che devono necessariamente andare in un Paese dove è presente la malattia.

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