Derthona Basketball Lab: intervista al responsabile del Settore Giovanile Andrea Ablatico

Abbiamo incontrato il responsabile del Settore Giovanile bianconero Andrea Ablatico per fare il punto sulla stagione del Derthona Basketball Lab. 

Facciamo un breve riassunto della stagione. “Beh… la stagione appena conclusa è stata oggettivamente un tripudio di emozioni. Finale scudetto e finale Next Gen per l’U19, prime 12 in Italia per la U17 sono stati viaggi incredibili. Ma anche la qualificazione alle fasi nazionali del 3×3 con gli U18 (saranno a settembre) è stato proprio un bel momento. In generale tutta l’attività tecnica è stata produttiva. I progressi individuali sono spesso diventati successi di squadra”. Quanti sono i ragazzi? “In totale, dai 5 ai 19 anni, circa 320. L’obiettivo è dare a tutti, indipendentemente da vittorie o sconfitte, l’opportunità di praticare il nostro sport nella maniera più “professionale” possibile. In questo l’argomento “preparazione fisica” è nodale, tanto quanto la disponibilità di impianti. Non vediamo l’ora di poter sfruttare l’opportunità che la famiglia Gavio, con la Cittadella dello Sport, ci offre ad ogni livello”. Quanti della zona e quanti da fuori? “Beh, fino agli U15, salvo rarissime eccezioni, tutti i ragazzi sono della zona. Per essere al top nelle annate successive, bisogna reclutare forzatamente per poter essere di supporto agli allenamenti della Serie A. E comunque con le prime squadre in Serie A va un attimo rivisto il concetto di “zona”. Alle finali U17 siamo andati con 12 ragazzi piemontesi sui 15 a disposizione. Questo era il target che era stato dato a me ed al presidente Coffano: diventare polo di attrazione per tutti i ragazzi del territorio”. Quanto è stato difficile arrivare a questi livelli? “La difficoltà è stata l’inesperienza… il non capire al volo che per avere buoni studenti devi avere buoni maestri. Ma ci siamo arrivati. Grazie alla disponibilità della società abbiamo uno staff (non faccio nomi… dimenticherei qualcuno) di primissimo livello, tecnico, di preparazione, fisioterapico e medico, dirigenziale, logistico. Può andar male un anno, ma se hai tutto questo, a qualunque livello, ragazzi e famiglie non possono che essere felici. Vedere come loro percepiscono il nostro impegno in materia è una bella “spinta”. Le collaborazioni con Vado, Chieri, Siena, Pordenone e Podgorica aiutano nella crescita e nella ricerca di nuovi profili? “Le collaborazioni ci hanno permesso di migliorare la performance delle singole squadre. Giocatori come Josovic sono solo la punta dell’iceberg. Ne godiamo dal punto di vista tecnico ma più importante ancora sarebbe creare una rete interprovinciale e regionale. E qui incontriamo le resistenze più dure. Solito annoso problema di guelfi e ghibellini che hanno radici lontane. Una bella mano ci viene dal progetto Open, cui hanno aderito più di 30 società fra Piemonte, Liguria e Val d’Aosta. Vedremo. Ci teniamo molto”. Ragazzi delle nostre giovanili potranno avere un futuro da professionisti? “Quella di quest’anno è stata la prima vera e propria leva organizzata a completare il suo percorso nelle nostre giovanili da quando è partito il progetto Lab. Dura lasciare andare ragazzi che hanno dato tutto per anni. Però i risultati si vedono. Baldi, il nostro capitano, ha già in mano un contratto per una società di B Nazionale, così come Tambwe. Errica e Conte hanno avanzate trattative per sistemazioni simili. Tandia avrà un futuro brillante ad altissimo livello. Fra chi è rimasto mi sento di scommettere su diversi prospetti, ma far nomi è sempre antipatico. Mi contraddico subito… fammi dire una cosa su Lorenzo Baldi. 3 anni di discussioni, di litigate più o meno serie, 3 anni in cui ogni anno ha lasciato un pezzo di sè sul parquet per la nostra maglia. Con tutto il rispetto e sentimento per gli altri, faccio una cosa che non dovrei fare: dico che giocatori come lui ne vorrei avere ogni anno almeno 3 o 4. Lui è la dimostrazione di come il lavoro paghi se c’è serietà, voglia di soffrire assieme e voglia di comunicare. Vederlo andar via è stato veramente difficile. Per lui faccio un’eccezione”. Quale dev’essere secondo te il compito delle giovanili? È più importante raggiungere il risultato (medaglie) o bisogna preferire la formazione dei giocatori? “Una cosa agevola l’altra. Se formi giocatori validi (primissimo e forse unico obiettivo vero), la squadra diventa forte ed inevitabilmente vincerai molte partite. Godi immensamente della vittoria… lampante. E’ il fulcro dello sport agonistico il vincere o il perdere, ma dipende da mille motivi che si devono incastrare uno dietro l’altro. Ogni tanto capita. Bene se capita a noi”. Come è andato il camp estivo in città?  La crociera nel mediterraneo è stata un successo? “Sono contento della domanda perchè il Camp cittadino ed il Camp con Costa Crociere sono il nostro fiore all’occhiello extra agonistico. Non ce ne prendiamo assolutamente i meriti, ma è bene sottolineare come uno e l’altro ci abbiano dato una visibilità ed una credibilità che vanno oltre il lato sportivo. A Tortona 220 presenze in 3 settimane (abbiam dovuto mettere il numero chiuso a un certo punto), in crociera tutto esaurito con commenti entusiastici di ragazzi e genitori da tutto il Piemonte…”. Programmi e budget per il prossimo anno? “Di budget non posso e non voglio parlare. Non è giusto. Non siamo una Serie A, non abbiamo doveri di classifica. Marco Picchi parlava l’altro giorno di come la pallacanestro fosse in mano ad autentici filantropi. A Tortona ne abbiamo enorme conferma. Ringraziamo per ogni euro investito nel giovanile. Cercheremo di gestirlo al meglio come, fuor di falsa modestia, penso si sia fatto in questi anni. Come? Anzitutto nel Minibasket che è la cosa più gratificante. Fa bene al cuore (nostro) ed alla città. Poi, a tempo perso, proveremo anche a vincere qualche partita”.

Davide Maruffo

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