C’erano anche i cittadini, in una sorta di “comitato di accoglienza”, al sopralluogo alla Cascina Garrù previsto dal procedimento per il progetto del maxi allevamento di galline dietro il cimitero di Molino dei Torti. Pacificamente hanno espresso il loro dissenso esibendo cartelli e intonando qualche coro sul “NO” a un insediamento chiacchierato. La storia è nota e parte da lontano, almeno dall’epoca della pandemia quando il proponente prese contatti per ricostruire sull’ex allevamento di tacchini di Germano Bassi quattro capannoni per un massimo di 250 mila galline ovaiole.
Poi la pubblicazione ad agosto 2023, nel pieno dell’estate e in gran silenzio, che venne bocciata grazie alla scoperta, da parte del consigliere di minoranza Stella, di una norma contenuta nel PGT di Casei Gerola, sede per territorialità della proposta, che imponeva che il 50% dei prodotti destinati all’alimentazione fosse prodotto in loco. La norma che era sfuggita agli stessi tecnici che avrebbero dovuto controllarla destabilizzò il proponente che chiese l’archiviazione ma, nel contempo, di mantenere le tasse versate preludio per una nuova strategia. Arrivata puntualmente con la proposta di Variante urbanistica avviata dal comune pavese. Il sopralluogo ha visto la partecipazione degli organi tecnici della provincia di Pavia e della Regione Piemonte oltre ai sindaci di Molino dei Torti, Alzano e Castelnuovo Scrivia, i progettisti e il proponente. Entro questo weekend, mentre il giornale viene distribuito in edicola, scade il termine per la presentazione delle osservazioni dei vari Enti.
Ci sono molte criticità e sono tutte in regalo ai comuni piemontesi in forza della rosa dei venti: per la maggior parte dell’anno spirano verso di essi. Dagli odori per la movimentazione delle deiezioni, all’inquinamento dell’aria con aggravio di Co2 prodotta dal traffico veicolare e alla precarietà della zona proposta che è classificata ad alto rischio idrogeologico. Nel 1976 morirono ventimila tacchini sommersi dalle acque e nel 1984 la zona fu nuovamente allagata. Per non parlare della questione etica: 4 capannoni con all’interno di ognuno 50 mila galline una sull’altra che vivono in condizioni di prigionia senza mai vedere la luce del sole ma solo quella delle lampade accese H24 per stimolare la produzione di uova. Inoltre, e sicuramente non da meno, una serie di dubbi procedurali sulla composizione della Variante urbanistica che è stata proposta dal comune di Casei Gerola puntualmente per questo impianto. E sulla quale si discuterà sicuramente.