La scorsa settimana avevamo pubblicato la notizia che un uomo era stato arrestato nella notte tra il 30 e 31 gennaio per violenza domestica. Giovedì 8 febbraio i carabinieri hanno tenuto una conferenza stampa per chiarire gli avvenimenti. La donna viveva con la figlia minorenne, ormai separata dal marito 56enne irregolare, disoccupato e con precedenti, spesso ubriaco e violento, ma purtroppo le due abitazioni sono nello stesso stabile.
Pochi giorni prima dell’episodio che ha portato al suo arresto l’uomo si era presentato nell’abitazione della donna, l’aveva picchiata procurandole un trauma cranico e minacciandola di morte intimando di non denunciare nulla ai carabinieri. A fine gennaio invece l’ex marito ritorna, minaccioso ed ubriaco, con in mano una grossa tronchese: per la povera donna non c’è alternativa: chiama il 112 e pochi minuti dopo arriva la pattuglia dei carabinieri, che prima cercano di calmare il 56enne dialogando, poi approfittando di un momento di distrazione lo bloccano e l’ammanettano. Il magistrato ha convalidato l’arresto ed ha disposto la custodia in carcere.
A seguito della notizia da noi pubblicata la scorsa settimana abbiamo svolto una breve indagine sui casi di violenza sulle donne e purtroppo i dati che emergono, seppur non confermati ufficialmente, sono devastanti: da inizio anno sono stati una dozzina di episodi, fortunatamente non gravi, ma classificati codice rosso, che hanno richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e, quasi sempre, dei sanitari del pronto soccorso cittadino. Ricordiamo che la compagnia carabinieri della città ha da tempo avviato una campagna informativa in collaborazione con Medea, che ha visto anche la pubblicazione di una brochure contenente indicazioni e numeri di telefono a cui rivolgersi in caso di necessità: il 1522 e il 112. Inoltre, presso il comando compagnia è presente “Una stanza tutta per noi”, dove la vittima di maltrattamenti e i suoi bambini sono accolti da personale specializzato in un ambiente familiare, dove potersi trovare a proprio agio ed eventualmente decidere di parlare e di confidarsi. Insomma, non è più il momento di tacere, ma di reagire e rivolgersi alle forze dell’ordine.