L’Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata) chiuderà il 2023 siglando il contratto per la fornitura di servizi sanitari con la Regione Piemonte per il triennio 2025-2027. Lo ha annunciato Giancarlo Perla, presidente dell’associazione, durante l’incontro di fine anno che si è svolto alla presenza degli associati e di quasi tutti i direttori generali delle Asl piemontesi, compreso Carlo Picco per l’azienda sanitaria “Città di Torino”, oltre a Gian Luca Vignale, capo di Gabinetto della Regione Piemonte. Il tetto di spesa complessivo previsto dal contratto resta di 713 milioni di euro l’anno, come fissato dal Dl 95/2012, ma è prevista l’integrazione di risorse aggiuntive per il recupero delle liste di attesa che rappresentano ancora un’importante criticità del sistema.
«Così come resta attuale il tema della mobilità passiva, ovvero il flusso di cittadini piemontesi costretti a curarsi in altre regioni, e la promozione dell’eccellenza piemontese a livello nazionale, favorendo una crescente mobilità attiva, ovvero l’attrazione di pazienti di altre regioni che scelgano il Piemonte come luogo di cura» ha commentato Perla durante l’incontro. «La sanità di diritto privato accreditata fa parte del servizio sanitario nazionale, per offrire la prestazione migliore nell’interesse dei cittadini, vicina, efficiente e tempestiva. Questo non significa privatizzare la sanità, ma mettere a punto logiche di collaborazione efficienti – ha dichiarato Vignale – Il contratto che verrà firmato quest’anno sarà triennale e questo consentirà di avere una visione di maggiore continuità». Gli ha fatto eco Picco che ha confermato l’importanza dell’integrazione tra pubblico e sanità di diritto privato precisando che «stiamo sperimentando nuove modalità di lavoro insieme che ci consentono di investire in modo non strutturale nelle strutture accreditate, ma in maniera dinamica, in funzione delle necessità del momento». Aiop, organizzazione datoriale aderente a Confindustria, che in Piemonte raggruppa 35 strutture e conta oltre 3.500 letti, anche in questa occasione ha rinnovato l’auspicio di una crescente integrazione tra strutture ospedaliere di diritto pubblico e di diritto privato accreditate, nella logica di quell’alleanza di scopo, efficacemente sperimentata nella fase più critica dell’emergenza pandemica, quando queste ultime in Italia hanno messo a disposizione più di 10.000 posti letto per i pazienti Covid e 25.000 per i non-Covid, creando un valore aggiunto sostanziale. «Le strutture di diritto privato sono, di fatto, una componente proattiva del Sistema Sanitario Nazionale, sempre pronta a portare in dote le proprie peculiarità a vantaggio di tutti, in primis dei pazienti – ha ricordato il presidente dell’associazione – Strutture pubbliche e di diritto privato devono quindi collaborare come componenti paritarie di un unico Sistema Sanitario Nazionale. Perché al cittadino non interessa chi fornisce la prestazione, ma la sua tempestività, efficacia e gratuità, secondo un modello universalistico di salute».