Di Mons. Guido Marini
Correva l’anno… In un paesino di campagna era stata da poco edificata una chiesa. Era una chiesa piccola, ma graziosa. Solo una cosa le mancava: la grande pala dell’altare maggiore. Il parroco, uomo zelante e buono, riuscì a commissionare, ad un artista della vicina città, la tela che doveva rappresentare la Natività di Gesù. Il pittore terminò l’opera giusto in tempo per farla collocare in fondo all’abside della chiesa e così benedirla la notte di Natale.
Il parroco, ormai da tempo, era tormentato da un pensiero, riguardo alla pala da altare: “Manca un personaggio importante perché una rappresentazione della Natività sia completa” ripeteva spesso tra sé. Poi, un giorno, finalmente prese la decisione: “No, non può mancare! Occorre farlo, e in fretta!”. Andò alla ricerca del pittore che tanti anni prima aveva realizzato l’opera e gli presentò il suo progetto: “Caro amico, vorrei che tu completassi la pala dell’altare della mia chiesa aggiungendo un personaggio”. “Mi sono, forse, dimenticato qualcuno?”, rispose stupito l’artista. “No, è perfetto – precisò il parroco – ma… mi piacerebbe che tu aggiungessi un’altra figura: Re Erode nel suo castello. Vorrei, infatti, che accanto ai pastori e ai Magi, che accolgono il Figlio di Dio, ci fosse anche colui che, pieno di sé e delle sue ricchezze, rifiuta Dio e, così, finisce anche per rifiutare gli uomini, uccidendo bambini innocenti”. Il pittore si lasciò convincere. Ma fece una richiesta: “Tu, però, dovrai trovarmi un modello per la figura del re cattivo”. “D’accordo – concluse il sacerdote – Provvederò!”. Così egli si mise alla ricerca di un modello per il re Erode. Decise di entrare in un locale malfamato del paese, frequentato da farabutti e briganti, si guardò attorno e vide un giovane dalla faccia inquietante, tanto era cupa, sporca e con la barba incolta. Sentì che gli altri lo chiamavano Sgrinfio. Si fece coraggio e gli si avvicinò, proponendogli di fare da modello per la realizzazione di un quadro della chiesa e promettendogli un lauto compenso. Il giovane, allettato dal compenso, accettò. Solo una settimana più tardi, la vigilia di Natale, il sacerdote guardava compiaciuto la tela ormai pronta e rinnovata. Il pittore stava completando i dettagli del volto di Erode. Inaspettatamente, però, il modello scoppiò a piangere. “Sgrinfio – gli chiese il parroco – ti senti male? Ti serve qualcosa?”. “No”, rispose il giovane singhiozzando. “E allora che cosa ti succede?”, lo incalzò il sacerdote. “Stando qui – riprese Sgrinfio con un filo di voce – guardavo questa pittura, e i volti di Gesù e di Erode mi hanno fatto pensare alla mia vita. Questa è la chiesa nella quale sono stato battezzato e solo ora mi sono ricordato che mia madre, quando ero piccolo, spesso mi raccontava che proprio io fui scelto per fare da modello a Gesù Bambino, che sta in braccio a Maria. Oggi, dopo trent’anni, mi ritrovo qui allo stesso posto. Questa volta, però, a fare da modello non per il volto di Gesù Bambino ma per il volto crudele e cattivo di Erode. E allora piango, perché guardo il mio viso appena dipinto: il mio peccato e il mio allontanarmi da Dio, capisco quanto mi hanno abbruttito da ridurmi così!”. Quell’anno fu un Natale speciale per Sgrinfio, il più bello della sua vita. Rimase tutta la notte con gli occhi fissi sulla “nuova” Natività: sentiva che quel Bambino stava guardando proprio lui e gli sussurrava nel cuore: “Oggi sto dipingendo di nuovo il tuo volto, con i colori di Dio!”. Il racconto è vero? Forse è solo frutto di fantasia? Chissà…! Certo, vi ritroviamo la storia di tutti noi. Per tutti noi, allora, l’augurio di Natale è che possiamo ascoltare quelle stesse parole sussurrate dal Bambino Gesù nel cuore di Sgrinfio, così che anche il nostro volto sia dipinto con i colori di Dio, i colori della pace e della gioia, i colori della vita piena e vera perché amata e rinnovata da Colui che è il Salvatore di tutti.
+ Guido Marini
Vescovo di Tortona
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